il metodo Gori

        L’origine delle mie prime riflessioni su un approccio al corpo e alle azioni motorie che non ripetesse i modelli tradizionali della ginnastica e dello sport e quelli allora emergenti del fitness e delle discipline orientali, cominciò con la cinesica e il folklore già negli anni ‘60 seguendo da un lato le lezioni e gli incontri personali con studiosi quali Giovanni Calò, Eugenio Enrile, Vincenzo Monti, Italo Perotto, Mario Mencarelli, dall’altro attraverso gli stimoli socioantropologici di Vittorio Dini. Da lì nacque la necessità di una sempre più attenta osservazione dei corpi e delle azioni umane.

       Con una sorta di “allenamento” continuo, cominciai, mentre ascoltavo le parole e osservavo le immagini in movimento (nella realtà e nei filmati), a cercare di cogliere i corpi e le azioni nella loro identità e nel loro diverso dispiegarsi, tanto da riuscire nel tempo a dispormi a intuizioni valutative e all’attenzione contemporanea a più linguaggi.

     Una sperimentazione triennale effettuata presso le scuole di Castiglion Fiorentino (Arezzo), agli inizi degli anni ’70, permise le prime verifiche relative sia alla didattica interdisciplinare dell’attività motoria, sia all’uso della comunicazione gestuale come oggetto di insegnamento-apprendimento e come mediatore didattico.

          L’approccio si ampliò successivamente anche a tematiche riformiste a causa del ruolo di Direttore tecnico dello stesso ISEF di Firenze che di quello di Genova di cui fui fondatore. Contemporaneamente iniziai a sostituire al modello dei "mini-sport", l'avviamento alla pratica sportiva attraverso i giochi infantili adattati che ben presto sarebbero stati usati da tutte le federazioni sportive con la dizione contraddittoria di “gioco-sport”..

      Alla fine degli anni '70 e negli anni '80 la problematica assunse ulteriori contorni con l’individuazione di alcuni contenuti che ebbero anche ricadute didattiche come ad es. quella di far giocare migliaia di bambini nelle piazze fiorentine e di altre città.

      Negli anni è emersa una variegata didattica interdisciplinare, debitrice a tante scienze e discipline, che ha osservato e registrato elementi actiologici relativi a folklore, gioco, sport, ambiente, emigrazione, diversabilità, alimentazione, piercing e tatuaggio, mestieri in via di estinzione, doping, circo, luna park, matematica, disegno, musica, danza, educazione, cinesica, prossemica, vita fetale…realizzando testi, articoli, cassette VHS, CD. Così la singolarità di una analisi cinesico-culturale si allargò alla osservazione di un atto unico (o di una serie di atti) nel suo contesto, in quella occasione di spazio, di tempo. Gli atti singoli e collettivi e/o le sequenze di atti incominciarono ad offrire, utilizzando griglie specifiche, altri aspetti, altre realtà.

      Molte ricerche sono state attivate, durante quarant’anni di insegnamento, con gli studenti dell’ISEF di Firenze e di Genova, con quelli di Scienze della Formazione dell’Università di Bolzano e di Scienze motorie dell’Università di Ferrara e nelle centinaia di convegni e corsi di aggiornamento per insegnanti delle scuole di ogni ordine e grado, tenuti dal sottoscritto insieme a innumerevoli collaboratori.

Gli ultimi lavori attivati e in corso di elaborazione, riguardano la costruzione epistemologica di una scienza "nuova" relativa al corpo in azione, che ho chiamato ACTIOLOGIA (il corpo pensante e il pensiero agito) e la sperimentazione di una filosofia pratica (e/o pratica filosofica) relativa a filosofare con i bambini della scuola di infanzia e primaria, con la novità, rispetto alle molte e ormai diffuse esperienze presenti, di un rimando continuo dall'azione e dal gioco alla riflessione comunitaria, alle scelte condivise, ai temi e problemi della vita stessa.

        Dal 1956, quando partecipai al Convegno nazionale del Centro Sportivo Italiano, sono trascorsi più cinquanta anni e in questo periodo ho vissuto in prima persona il declino dell'educazione fisica: dalle illusioni di una sua dimensione universitaria continuamente castrata dai vari ministri della P.I. sostenuti dagli allora direttori degli ISEF, alla sua "svendita" alla medicina, al decadimento dello sport e al dilagare del doping, al proliferare di una miriade di operatori improvvisati, alla scomparsa degli educatori fisici.

       Sono stati forse i cinquanta anni più critici della storia dell'E.F. che qualcuno prima o poi dovrà scrivere per raccontare come i fatti si sono veramente svolti, così che le nuove generazioni escano dal loro torpore e dall'indottrinamento, con la speranza che possano ri-generare l'educazione fisica in funzione di un “nuovo umanesimo”..

 

Mario Gori

 

 

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